lunedì 15 giugno 2009











C’era una volta un giovane, grande albero, era stato seminato in primavera e la madre terra lo aveva protetto, nutrito e aiutato a crescere. Era felice, aveva foglie bellissime, fiori colorati e grandi frutti succosi; i suoi rami si muovevano con agilità, il suo tronco era sano, le sue radici, ben salde nel terreno, erano portatrici di grande vitalità e stabilità.

Ma un giorno l’albero cominciò a sentirsi stanco e solo, ad aver paura di non essere apprezzato come la vicina quercia; di essere giudicato male perché i suoi frutti non erano buoni come quelli del vicino pesco. Si sentiva in colpa perchè si vedeva diverso ed inferiore rispetto agli altri alberi del giardino ed era spaventato da questa sensazione di inadeguatezza. Non sapeva come affrontare questa situazione, si sentiva troppo debole e insicuro per tener testa a queste sue emozioni negative. L’albero si sentiva sempre peggio e pensò che forse doveva nutrirsi in modo diverso e cominciò ad affondare le sue radici in un fiume giallo; aveva l’impressione che questo lo facesse sentire meglio, più forte. In realtà in pochi giorni e in poche notti si trovò infreddolito, completamente solo; si accorse che le foglie rimaste cadevano, che il fusto si invecchiava velocemente mentre le radici succhiavano veleno: sembrava morire l’albero, si stava distruggendo.

L’unica cosa ancora viva, che resisteva, erano le radici, anche se piene di ferite.

In un momento di lucidità l’albero disse risoluto fra sé e sé: “devo darmi da fare”.

Fu così che cominciò a chiedere consigli a tutti i suoi amici per sapere come avrebbe potuto ritrovare il suo vigore. Ognuno esprimeva la sua opinione, ma nessuno riuscì a risolvere il problema dell’albero che si sentiva sfiduciato e stanco. Proprio mentre stava per addormentarsi, uno gnomo passò di là. Al vedere quell’albero così spoglio, indebolito dal freddo e dalle intemperie, si fermò e gli chiese cosa stesse succedendo.

L’albero gli raccontò tutta la sua storia. Lo gnomo stette con lui. Si fermò nel suo silenzio, lo ascoltò, sentì il suo dolore.

Allora l’albero parlò ancora e disse: “Mi è sembrato di chiudere gli occhi e, dopo averli riaperti, non ho più trovato le mie foglie, non sono più stato capace di vederle”.

Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso dell’albero, spiegandogli che erano occhiali magici che servivano per vedere dentro di sé.

L’albero, allora, aprì bene gli occhi e….meraviglia….vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa circolare, provò ad ascoltare, guardò a fondo: era linfa, linfa viva che si muoveva in lui.

Incredulo disse allo gnomo quello che vedeva. Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori e i frutti nascono grazie alla linfa che è in noi, coadiuvata da elementi esterni.

“Se vedi la linfa che hai dentro di te, puoi avere tutto, senza bisogno di dipendere dagli altri: le foglie rinasceranno grazie alla linfa che hai in te: le hai già dentro”.

Il ramo si sentì subito più forte, rinvigorì: aveva la linfa in sé, non doveva più dipendere dai consigli altrui, gli bastava lasciar vivere la linfa che circolava in lui per veder rinascere le amiche foglie.

Finalmente era tornato il sole, l’albero si sentiva di nuovo vivo e disse fra sé e sé: “Visto che non posso essere altro che ciò che sono, cercherò di manifestarmi al meglio di me stesso”.

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