martedì 8 settembre 2009

IL CUSTODE DEL NOSTRO SPAZIO PERSONALE



Prossemica: dall'etologia alle neuroscienze


Nella definizione della distanza interpersonale considerata accettabile, che pure varia da una cultura all'altra, è determinante il ruolo dell'amigdala

Le dimensioni di quello che riteniamo il nostro "spazio personale", la cui violazione da parte di un estraneo ci mette a disagio, sono determinate dall'amigdale. A stabilirlo è una ricerca condotta da neuroscienziati del California Institute of Technology (Caltech), che ne parlano in un articolo pubblicato sulla rivista "Nature Neuroscience".

Si sa che l'amigdala è una struttura cerebrale fortemente coinvolta nell'elaborazione delle emozioni, e in particolare di quelle negative come la rabbia e la paura, ma finora non ne era stato evidenziato un diretto legame con la gestione delle interazioni sociali della vita quotidiana.

La distanza interpersonale non è qualcosa a cui normalmente si pensa in modo cosciente, ma la sua violazione sollecita immediatamente l'attenzione verso di essa. Nelle diverse culture la distanza interpersonale accettabile varia notevolmente e le persone che vivono in culture in cui lo spazio è quasi un lusso, come in Giappone o in alcune aree della Cina, sembrano essere molto più tolleranti nei confronti di distanze molto ridotte rispetto a quanto non lo siano in genere europei e americani, pur con ampie variazioni legate alle diverse situazioni; in una metropolitana affolata, per esempio, questo particolare spazio tende a restringersi notevolmente.

Lo spunto per intraprendere la ricerca che ha condotto a questa scoperta è stato quasi casuale e legato all'osservazione del comportamento di una paziente, SM, in carico ai ricercatori. "SM è unica dato che è una delle pochissime persone al mondo, una manciata, che ha una così ben definita lesione bilaterale all'amigdala e questo ci ha dato l'occasione di studiare il ruolo dell'amigdala nell'essere umano", osserva Ralph Adolphs, che con Daniel P. Kennedy ha condotto lo studio.

Nello studiare la paziente SM, che fra l'altro ha difficoltà a riconoscere la paura sul viso degli altri, hanno notato che essa "è estremamente socievole e si avvicina agli altri molto più del normale, una cosa che appare evidente non appena si interagisce con lei".

"Il rispetto dello spazio di una persona è un aspetto critico dell'interazione sociale ed è qualcosa che facciamo in modo automatico e senza sforzo", osserva Kennedy. "Queste scoperte suggeriscono che l'amigdala, indispensabile per provare i forti sentimenti di disagio che aiutano a mantenere le distanze fra le persone, abbia un ruolo centrale in questo processo. E ci aiutano a espandere la nostra comprensione del suo ruolo nelle interazioni sociali del mondo reale." (
gg)


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